Ter et Bantine Moda Donna



Nata a Bologna, è un personaggio schivo, che non ama mostrarsi. Parla di sé con pudore e sincerità e sente di poter parlare del suo nuovo e più saldo equilibrio basato su solidi principi: ecco Manuela Arcari.

L’incontro con la moda avviene per caso nel 1980, quando inizia la sua collaborazione presso l’ufficio stile di un’azienda di abbigliamento della zona. Dal quel momento il lavoro diventa passione e nel 1992 Manuela disegna la prima collezione che riscuote un successo di pubblico e stampa senza precedenti.
Madre di due figli, definisce Ter Et Bantine come la sua “Terza Figlia”, affermando di averli fatti crescere tutte e “tre” con amore e attenzione, proteggendoli senza mai far mancare disciplina e rigore, non risparmiando le critiche anche feroci, per permettere loro di conquistare la libertà di essere quello che vogliono.

“ Parlare di se, provare a descriversi raccontando particolari ed episodi del proprio percorso è paragonabile alle più spietate delle decisioni, alla più feroce delle confessioni alla più invasiva delle autoanalisi, oggi mi sento di poterlo fare e lo considero un traguardo importante.
In tempi recenti ho raggiunto un equilibrio personale interiore, a difesa dei miei spazi e dei miei affetti e, forse, in contrapposizione al disordine ed alla confusione che ci circondano, mi sento più forte e sono capace di definire i principi della mia vita.
Da sempre perseguo la trasparenza e l’ordine fino al limite del rigore. Non è facile vivere con questi principi anzi, è un modo per complicarsi la vita specie se senti il bisogno di trasmetterli anche nel tuo lavoro, a tutte le persone che ti circondano ed ancor più ai tuoi figli.
Ho fatto molta difficoltà a trovare un equilibrio tra lavoro e famiglia volendo riuscire bene in entrambi. Ho preferito adottare un approccio basato sulla piena trasparenza dei sentimenti e delle azioni. Non sono mai stata tollerante, o peggio amica dei miei figli. Sono, tuttora, ferma ed al contempo complice non nascondendo nulla e volendo sapere tutto a costo di soffrire. Non è differente l’atteggiamento nei confronti di quella che posso definire la mia terza figlia Ter Et Bantine. L’ho fatta crescere con amore e attenzioni proteggendola e preservandola ma senza mai farle mancare la disciplina ed il rigore e non risparmiandole critiche anche feroci, per permetterle di conquistare, in piena autonomia la libertà di essere quello che vuole essere.
Ecco questo è un concetto per me  importante per cui ho sempre lottato: la libertà di essere quelli che si è, senza maschere o compromessi. Ancora oggi per una donna che lavora, che conduce un azienda che esprima la propria creatività rischia di essere il vero ed unico lusso difficile da raggiungere e impossibile da mantenere.
Per questo ho coltivato un istinto di conservazione che si esprime attraverso una selezione attenta delle amicizie, delle persone con cui lavoro, dei momenti in cui apparire, delle cosa da fare, delle poche passioni da coltivare. Così mi sono ritagliata un area di interesse avvicinandomi a tutte le forme di arte contemporanea capaci di aprire la mente e migliorare la percezione della realtà in cui viviamo. Non voglio proporre il solito parallelismo tra moda e arte, non riesco a resistere dall’essere rapita da un’opera d’arte o da una mostra, senza poi trovarmi più forte e arricchita da una visione più ampia della vita, dell’amore e perché no, del lavoro.